La Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme è uno dei luoghi più sacri per il cristianesimo e una delle principali mete di pellegrinaggio in tutto il mondo.
Costruita nel IV secolo d.C. durante il regno dell’Imperatore Costantino, questa straordinaria struttura custodisce luoghi considerati di fondamentale importanza per la fede cristiana, come la tomba di Gesù Cristo ed il Golgota, il luogo della sua crocifissione.
Nel corso dei secoli, la Basilica del Santo Sepolcro ha subito numerose trasformazioni, restauri e aggiunte, il che ha portato ad una complessa stratificazione di stili architettonici e materiali.
Inoltre, il passare del tempo ha inevitabilmente provocato danni ed usura all’edificio, in particolare per quanto riguarda il pavimento di accesso all’Edicola.
L’Edicola è la struttura in marmo situata al centro della Basilica, ed è proprio sopra la tomba vuota di Gesù.
È considerata uno dei luoghi più sacri del cristianesimo e, di conseguenza, è uno dei punti focali dei pellegrini che visitano la Basilica.
Nel corso dei secoli, l’incessante afflusso di visitatori ed il peso della venerazione, hanno portato ad un notevole degrado del pavimento intorno all’Edicola.
Affrontare il restauro del pavimento di accesso all’Edicola è stata un’impresa impegnativa e delicata. Le principali sfide riguardavano la necessità di preservare l’integrità storica e spirituale della basilica, mantenendo al contempo un ambiente accessibile e sicuro per i pellegrini ed i visitatori.
La soluzione a tali sfide è stata trovata attraverso un approccio collaborativo tra esperti di restauro, archeologi, architetti e rappresentanti delle diverse comunità religiose che condividono la custodia della Basilica.
A fine giugno 2023 sono stati conclusi i lavori di scavo nell’area immediatamente antistante l’Edicola, nell’ambito del programma di restauro del pavimento della Basilica.
Le indagini archeologiche in questa zona sono state svolte a cura del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Roma Sapienza, sotto la direzione di Francesca Romana Stasolla.
Lo scavo ha consentito di rivenire l’articolazione paleocristiana della sistemazione dell’Edicola, alla quale si accedeva tramite due gradini in marmo bianco.
Davanti ad essa, si estendeva una pavimentazione in lastre litiche, della quale i lavori hanno consentito di rinvenire le tracce nella malta di preparazione; di esse è possibile ricostruire le misure e l’andamento.
Tale pavimentazione proseguiva per qualche metro verso est, fino a congiungersi con un piano di grandi blocchi litici bianchi, ben lisciati, disposti con andamento nord-sud.
Questa sistemazione rappresenta l’aspetto finale della Rotonda alla fine del IV secolo, come viene datato dal ripostiglio monetale rivenuto al di sotto della preparazione pavimentale in lastre litiche e che ha come ultime emissioni le monete dell’imperatore Valente (364-378).
Il rinvenimento di tratti di muratura anteriori la fine del IV secolo conferma la presenza di forme di organizzazione della Rotonda nel corso del secolo, ancora da ricostruire nella loro interezza.
Sono inoltre emersi i resti della base della balaustra della recinzione liturgica cinquecentesca, rimasta in uso fino ai rifacimenti ottocenteschi.
Il restauro pavimentale all’interno dell’Edicola ha consentito di effettuare una pulizia archeologica al di sotto delle lastre.
Nella Cappella dell’Angelo, sul banco di roccia poggiava direttamente una pavimentazione in lastre in marmo grigio di cui rimangono pochissimi resti al di sotto dello zoccolo dell’attuale Edicola.
Rimangono anche i lacerti di muretti con andamento nord-sud che dovevano costituire le basi delle recinzioni liturgiche menzionate anche dalla pellegrina Egeria alla fine del IV secolo.
All’interno della tomba, in sezione è visibile una precedente pavimentazione marmorea di età medievale, quindi la lavorazione della roccia stessa, con tracce di frequentazione intensa che l’hanno resa estremamente liscia.
Durante la fase di restauro, è stato essenziale rispettare la natura ecumenica della Basilica del Santo Sepolcro.
La chiesa è controllata da tre denominazioni cristiane principali: la Chiesa Ortodossa Greca, la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Apostolica Armena.
Ognuna di queste comunità ha diritti specifici di custodia e controllo su diverse parti della basilica, compreso il pavimento di accesso all’Edicola.
Pertanto, l’approccio al restauro è stato concordato e approvato da tutte le parti coinvolte.
Una volta ottenuto il consenso, il team di esperti del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Roma Sapienza, ha iniziato il delicato processo di restauro.
I metodi utilizzati per il restauro del pavimento hanno tenuto conto della necessità di conservare il maggior numero possibile di materiali originali.
Dove era possibile, si è optato per il restauro ed il rinforzo dei materiali esistenti.
Un altro aspetto fondamentale del restauro è stato garantire la sicurezza strutturale del pavimento, consentendo il successivo flusso di migliaia di pellegrini che visitano la basilica ogni giorno.
Questo è stato realizzato attraverso la riparazione delle fondamenta e l’utilizzo di tecniche per garantire una maggiore stabilità senza compromettere l’integrità storica dell’edificio.
Concluso il restauro, nella Basilica del Santo Sepolcro l’accesso all’Edicola è diventato nuovamente sicuro ed accogliente per tutti i pellegrini.
Il restauro del pavimento è stato un esempio di come il rispetto per la storia e la fede possa essere combinato con le più avanzate competenze tecniche per preservare e valorizzare uno dei luoghi più venerati della cristianità.
Infatti, la Basilica del Santo Sepolcro continua a rappresentare un simbolo di unità tra le diverse confessioni cristiane, un luogo di preghiera e di pellegrinaggio ed un patrimonio mondiale dell’Umanità.
Anche il restauro del pavimento di accesso all’Edicola è un tributo all’impegno interconfessionale e scientifico per preservare ed onorare la storia e la spiritualità di questo luogo straordinario.
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(Piergiorgio Felletti)