Con una grande festa organizzata a Cortina d’Ampezzo a fine giugno 2019, le Dolomiti hanno festeggiato i 10 anni del riconoscimento come Patrimonio Mondiale dell’Unesco. I Monti Pallidi, di ineguagliabile bellezza in tutte le stagioni, richiamano un numero crescente di turisti in estate come spiega Elisa Maccagni, vicepresidente dell’APT e del Consorzio Impianti a Fune della Val di Fassa. Oltre che dalla bellezza delle montagne e dall’antesignano consorzio Dolomiti SuperSki che 45 anni fa riunì sotto un unico skipass gli impianti di risalita di tre province creando nel tempo la più vasta area sciistica del mondo, le vallate dolomitiche sono unite anche da un vincolo altrettanto forte e di grande valore culturale, la lingua ladina, viva, insegnata nelle scuole, pubblicata sul giornale La Usc di Ladins e parlata in famiglia da circa 30 mila abitanti della val Gardena, val di Fassa, val Badia e Livinallongo. Chi desidera approfondire la conoscenza dei ladini può visitare i musei etnografici di storia, lingua, tradizioni e costumi organizzati da ciascuna di queste quattro comunità ai piedi dell’imponente massiccio del Sella, che si domina dalla Terrazza delle Dolomiti a 2950 metri di altezza sul Sass Pordoi, comodamente raggiungibile in pochi minuti di funivia
dal passo Pordoi sopra Canazei: un’escursione spettacolare e indimenticabile nelle luminose giornate estive.
La sede del Museo Ladino di Fassa, inaugurata nel 2001, ospita le collezioni etnografiche dell’Istitut Cultural Ladin, frutto di vent’anni di ricerche, ordinate secondo criteri didattici rivolti a giovani e adulti e dedicate ai diversi aspetti della civiltà ladina. Progettato nelle sue linee essenziali alla fine degli anni ’70, il museo rispecchia l’immagine di una comunità viva e orgogliosa della propria lingua, del territorio e della storia. La struttura espositiva è stata concepita sotto la guida di un indiscusso maestro dell’architettura italiana come Ettore Sottsass con un ordinamento contemporaneo che fa uso di molte apparecchiature multimediali: i visitatori possono accedere a 74 brevi filmati monotematici concernenti singoli oggetti o aspetti dell’esposizione, con sonoro originale e testi in più lingue. Tutte le indicazioni tabellari nel museo sono bilingui in italiano e ladino, con qualche incursione dell’inglese e del tedesco per gli ospiti stranieri. Particolarmente interessanti sono i cimeli e i ricordi della Grande Guerra, il cui fronte correva proprio tra queste montagne.
Oltre alle sale espositive, il museo dispone di una sala multimediale per attività didattiche, bookshop e negozio di ricordi ladini. La sede centrale non esaurisce il percorso, che si articola invece in sezioni locali staccate ottenute da un accurato recupero di strutture con la segheria veneziana a Penia e l’antico mulino a Pera che formano un vero e proprio percorso etnografico attraverso l’intera vallata. Ulteriori informazioni sul museo ladino di Vigo in Fassa si possono trovare sui siti ufficiali del museo e della val di Fassa.
www.fassa.com
www.istladin.net/it/museo-ladin-de-fascia
(Leonardo Felician)