Napoli è una città tentacolare e affascinante, piena di vita e di attività, che ammalia i visitatori italiani e stranieri con la bellezza dei suoi panorami non meno che con la ricchezza dei suoi musei e percorsi culturali.
Ci sono altre meraviglie da scoprire, oltre agli innumerevoli capolavori d’arte dal gotico al rinascimento ed al barocco custoditi in chiese, monasteri e certose che da soli meritano un viaggio.
Come le grandi collezioni di quadri, il Museo di Capodimonte e le Gallerie d’Italia di Banca Intesa, oltre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, affettuosamente soprannominato MANN.
Un’icona di Napoli
La fama del Cristo velato la cui immagine ha fatto il giro del mondo cresce ogni giorno di più: è diventato uno dei monumenti simbolo di Napoli ed è stato usato anche dalla Regione Campania come “testimonial” per alcune campagne istituzionali.
Situato nel cuore del centro antico di Napoli, il Museo Cappella San Severo, nota anche come Santa Maria della Pietà o Pietatella, è un gioiello del patrimonio artistico barocco, la celebrazione dell’orgoglio dinastico di una famiglia nobile.
Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero fu un originale esponente del primo Illuminismo europeo del ‘700. Uomo d’armi, letterato, editore, alchimista, mecenate, primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, fu prolifico inventore ed intraprendente mecenate.
Nei laboratori sotterranei del suo palazzo in largo San Domenico Maggiore si dedicò a sperimentazioni in diversi campi delle arti e delle scienze.
Ma il suo trionfo si è manifestato soprattutto nel ricco simbolismo della Cappella Sansevero, straordinaria meraviglia d’arte da lui ideata affidandone la realizzazione ai migliori artisti della metà del Settecento.
Edificata già nel ‘600 come tempio votivo destinato a ospitare le sepolture degli antenati e dei futuri membri della famiglia, fu trasformata completamente mantenendone la pianta.
Se si è prenotato, perché i posti sono contingentati viste le dimensioni degli ambienti, si entra in una sala non grande, che stupisce però per la ricchezza dell’apparato scultoreo, per i fregi e per le pitture dai colori nitidissimi prodotte da un procedimento originale rimasto segreto.
Le grandi sculture marmoree dal titolo esplicativo come Liberalità, Decoro, Pietà, Pudicizia, Sincerità, Amor Divino ed altre ancora, sono intervallate da statue dei principi antenati. Il Disinganno dimostra un virtuosismo che lascia senza parole.
Ma il capolavoro assoluto è il celebre Cristo velato di Giuseppe Sanmartino per la prodigiosa “tessitura” del velo marmoreo. La maestria dello scultore napoletano realizzò un’opera dove il Cristo morto, sdraiato su un materasso, viene ricoperto da un velo che aderisce perfettamente alle sue forme.
Una scultura in grado di trasmettere la sofferenza che Cristo ha provato attraverso la composizione del velo, dal quale si intravedono i segni sul viso e sul corpo del martirio subìto.
Ai piedi della scultura sono scolpiti anche gli strumenti del supplizio: la corona di spine, una tenaglia e dei chiodi.
L’opera è interamente in marmo, ricavata da un unico blocco di pietra ed è firmata sul retro del piedistallo sotto il materasso: «Joseph Sanmartino, Neap., fecit, 1753».
Uscendo dalla sala si osservano in un ambiente separato, le enigmatiche presenze delle Macchine anatomiche, due scheletri di uomo e donna con l’intero sistema sanguigno in evidenza.
L’altra faccia della città. La Napoli sotterranea.
Ma Napoli non finisce di sorprendere con un affascinante percorso nel suo sottosuolo: è la Napoli Sotterranea, da non confondere con altre iniziative dai nomi simili, che porta alla scoperta di un substrato ricco di storia e alla riscoperta di un patrimonio raro nel suo genere.
Ogni epoca, dalla fondazione di Neapolis ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, hanno lasciato traccia sulle mura di tufo giallo, la pietra con cui tutta la città è stata costruita.
A quaranta metri di profondità sotto le vocianti e caratteristiche vie del centro storico napoletano si trova un mondo a parte, silenzioso, buio e per molti versi ancora inesplorato, isolato nella sua quiete millenaria eppure strettamente collegato con la città.
Nel grembo di Napoli opere di ingegneria civile lasciate a lungo in abbandono sono state recuperate con oltre 30 anni di sapiente lavoro da un team di appassionati senza sovvenzioni o contributi pubblici.
I primi manufatti di scavi sotterranei risalgono a circa 5000 anni fa, quasi alla fine della preistoria. Successivamente, nel III secolo a.C., i greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura ed i templi della loro Neapolis e scavarono in numerosi ambienti per creare una serie di ipogei funerari.
Lo sviluppo imponente del reticolo dei sotterranei iniziò poi con i romani: in epoca augustea la città fu dotata di gallerie viarie e soprattutto di una rete di acquedotti complessa, alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti del fiume Serino, a 70 km di distanza dal centro di Napoli.
Agli inizi del XVI secolo il vecchio acquedotto e le moltissime cisterne pluviali non riuscivano più a soddisfare il bisogno d’acqua della città estesa a macchia d’olio e così il facoltoso nobile napoletano Cesare Carmignano costruì un nuovo acquedotto.
Ma fu solo agli inizi del XX secolo che si smise di scavare nel sottosuolo per l’approvvigionamento idrico e si abbandonò per sempre una rete di cunicoli e cisterne di oltre 2 milioni di metri cubi diffusa per tutta la città.
I sotterranei furono quindi utilizzati durante la seconda guerra mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai disastrosi bombardamenti che colpirono la città. Le cavità illuminate e sistemate per accogliere migliaia di persone.
I napoletani, al suono della sirena si affrettavano a raggiungere le scale che scendevano in profondità all’interno dei sotterranei in cui sono visibili resti di arredi, graffiti e vari oggetti in buono stato di conservazione, che testimoniano ancora oggi la grande paura dei bombardamenti, facendo riemergere uno spaccato di vita tragico ed importante della storia cittadina.
Partecipare all’escursione nelle viscere della città antica, che dura circa un’ora e mezza, significa compiere un viaggio a ritroso nella storia lungo 2400 anni, dall’epoca greca a quella moderna tra cunicoli e cisterne piene d’acqua.
Durante l’escursione oltre ad ammirare i resti dell’antico acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della seconda guerra mondiale, si visitano anche i resti dell’antico teatro greco-romano, accessibili dalla cantina di un basso di proprietà privata.
Vitto e alloggio
Per alloggiare a Napoli non c’è che l’imbarazzo della scelta. Un quattro stelle con ottimo rapporto costi/servizi in posizione centrale elegante e molto comoda con una terrazza-bar che dà proprio sul castello è l’hotel Mercure Napoli Centro Angioino,(https://all.accor.com/hotel/1601/index.it.shtml) che dispone di 99 camere funzionali, frequentate da una clientela sia business che leisure.
Anche mangiar bene a Napoli non è difficile, tutt’altro, ma La Bersagliera è un ristorante da provare per la qualità della cucina, la lunga tradizione che dal 1919 ne fa un Locale Storico d’Italia e la splendida posizione sul mare sulla Banchina del Porticciolo di Santa Lucia di fronte a Borgo Marinari.
www.museosansevero.it
www.napolisotterranea.org
www.labersagliera.it
(Leonardo Felician)