Il confine tra cielo e terra è l’orizzonte, invece in Myanmar (Birmania) la terra tocca il cielo con le guglie abbacinanti di luce delle pagode che si stagliano all’orizzonte come punte affilate che indicano l’infinito. Una dimensione che si avverte della profonda religiosità che permea e regola la vita anche sociale di questo sorprendente popolo. Paese di contrasti, il Myanmar, fatto di terra che vive di acqua, di gente laboriosa e disponibile, dignitosa nel poco, eppure generosa. Una terra in cui sono evidenti le differenze, spesso stridenti, tra i popolosi centri urbani e le comunità rurali e fluviali. Ed all’interno delle città, tra i quartieri più centrali ed i sobborghi.
Anche se il Paese è impegnato alacremente a bruciare le tappe per una modernizzazione infrastrutturale e dei servizi in grado non solo di elevare l’attuale standard di vita della popolazione, ma anche di incentivare l’andamento dei flussi turistici che, comunque, da alcuni anni, risultano in continuo aumento.
Un viaggio intenso e sorprendente per approfondire la conoscenza di un paese che si sta aprendo al mondo, può iniziare da Yangon, una città tentacolare da sei milioni di abitanti, che vive di profonde contraddizioni ed a tratti appare anche fatiscente, in particolare nei sobborghi e nei primi agglomerati di periferia. Però, la città è interessante in particolare per l’atmosfera che vi si respira. Da visitare, i tanti templi buddhisti, come tra gli altri, la Chakhtatgyie Pagoda famosa in particolare per un enorme Buddha sdraiato lungo 72 metri, effettuare acquisti nel grande mercato della città, ammirare alcuni palazzi del centro testimonianza del passato coloniale inglese , passeggiare lungo le rive del lago Kandawgyi e soprattutto, trascorrere qualche ora alla Pagoda Shwedagon, il più grande tempio buddhista del mondo. Al di là dell’aspetto religioso, questo immenso luogo di culto, è da considerare come un vero e proprio luogo di vita. Infatti, i birmani vi si ritrovano per pregare, discutere ed anche mangiare. Il posto è magnifico, di uno splendore abbacinante, interamente dorato.
Quindi Bagan, per immergersi in un percorso esperienziale che costituisce un vero e proprio viaggio indietro nel tempo. In questa antica città imperiale della Birmania, le migliaia di templi si estendono a perdita d’occhio. Alcuni templi sono in stato di abbandono, invece altri sono stati restaurati e visitabili. Interessante è anche perdere qualche ora per visitare il mercato di Naung Oo, una combinazione tra un bazar per la gente del posto ed un mercato di souvenir e artigianato per i turisti. Quindi, tra le tante, meritano di essere visitate le Pagoda di Mingalarzedi e Shwesandaw Pagoda, che si incendia durante il tramonto. In città una visita merita anche una fabbrica in cui è lavorata la lacca; si tratta di oggetti realizzati con strisce di bambù, quindi con strati successivi, viene cosparsa e stesa la lacca, fino a 24 strati e di seguito l’oggetto è decorato e colorato.
Amarapura, situata lungo il fiume Irrawaddy, ad una decina di chilometri da Mandalay, è un’antica capitale dell’impero birmano. Ospita il monastero buddhista di Mahagandayon, in cui vivono oltre mille monaci. Interessante assistere al loro pasto e alla loro suggestiva processione. Altra attrazione turistico di Amarapura è il ponte U Bein, il ponte in teak più lungo del mondo, costruito nel 1782. Quindi è consigliabile prendersi altro tempo per esplorare il Monastero di Mahagandaryone ed un caratteristico villaggio sulla sponda occidentale del fiume Ayeyarwaddy. A Mandalay si possono anche visitare il Palazzo Mandalay, la Pagoda di Kuthodaw ed il Monastero Shwenandaw, infine, sul fare del tramonto, salire sulla collina di Mandalay per ammirare il calare del sole birmano e godere della vista panoramica della città.
Ma straordinario è immergersi nell’atmosfera e nelle suggestioni del lago Inle, in cui è possibile ammirare una natura lussureggiante fatta di giardini di erba e terra che galleggiano sulla superficie del lago poco profondo utilizzato per la coltivazione di verdure. Lasciarsi trasportare dai sinuosi movimenti dei pescatori danzanti che si protendono sulla prua della stretta imbarcazione utilizzata a remi nello stile ad una gamba, mentre braccia e l’altra gamba manovrano un canestro di bambù con rete che viene ripetutamente affondato nelle placide acque per pescare, caratteristico dei barcaioli del lago Inle. Da visitare anche il villaggio di tessitura della seta di Inpawkhon, la fabbrica del sigaro ed altre industrie artigianali attivi nei diversi villaggi costituiti da case su palafitte.
In questo paradisiaco contesto, una citazione merita un importante progetto ideato e realizzato con piglio visionario da Myo Min Zaw, giovane talentuoso ed intraprendente imprenditore di Yangon, denominato “Inle Canoe Lady”(Boutique Canoe Service), che propone un tour tra le palafitte e nel magico silenzio dell’ambiente naturale lacustre alla scoperta della vita degli abitanti, accompagnati da donne che manovrano le canoe che indossano vestiti tradizionali. Si tratta di un intervento che, oltre ad avviare un qualificante servizio turistico di scoperta del lago Inle e dei suoi abitanti, con base al Pauck Par Village consente di sostenere il reddito le donne, abitualmente impegnate nella fabbrica di sigari, integrando con l’attività sulle canoe la magra reddito ricavata dall’attività di sigaraie. inlecanoelady@gmail.com
Tanto altro sarebbe ancora da vedere in questo Paese dalle molteplici sfaccettature che fanno il pari alle centinaia di pagode che, ciascuna con le proprie caratteristiche, sono tutte da ammirare penetrando davvero lo spirito e la profonda religiosità di questo popolo che cerca ancora la chiave per un riscatto sociale ed economico che ancora si fatica a vedere all’orizzonte, ma che affronta la realtà quotidiana con la serenità ed il sorriso davvero desueti invece, alle nostre latitudini.
Un viaggio di sogno che il viaggiatore al rientro, ripensandolo e rivivendolo nella mente e nel cuore, si sente già pronto per partire un’altra volta a visitarlo.
Reportage di Piergiorgio Felletti