Le dolci colline degradanti del più suggestivo panorama toscano, cipressi svettanti e poi filari di vite, ulivi, borghi medioevali suggestivi e caratteristici in cui sembra che il tempo si sia fermato. Ma questo scenario idilliaco cela in sé anche un’anima di grande fascino patta di fatica, polvere, sudore ed ancora sforzo fisico estremo. Ma racchiude anche sfida, determinazione, confronto tra il corpo allo stremo e la volontà assoluta di non mollare. E poi tante strade bianche che si dipanano, come nervi scoperti di un fascinoso corpo di terra e di natura che attendono di essere percorse, in un saliscendi improvviso ma pure atteso, per una sfida tra polvere e sassi, che pare proprio fare rivivere momenti che si pensava ormai appartenente ad un passato adesso improponibile.
Invece, tra Gaiole in Chianti e Montalcino, nel cuore della Toscana, ecco che da 21 anni, vive e pulsa una manifestazione d’altri tempo: L’Eroica, una cicloturistica d’epoca, non competitiva, in cui il rapporto tra uomo e bicicletta d’antan genera un connubio difficilmente replicabile altrove. A Montalcino, insieme a questa corsa senza eguali, è stato proposto anche un festival o per meglio dire una festa; infatti, sono stati organizzati tre giorni (25-25 maggio), all’insegna di musica, teatro, cultura e giochi di strada tutti elementi di contorno, che calzavano come un guanto l’evento principe de L’Eroica e lo strumento di corsa e fatica: la bicicletta. Così, mentre Giancarlo Brocci ha continuato a parlare di un sogno per essere riusciti, partendo da una emozione diventata realtà, non solo a consolidare l’evento, ma di portarne i sentimenti e lo spirito in giro per il mondo, il direttore artistico di Eroica Montalcino Festival, Andrea Satta ha disegnato l’evento impegnandosi ad esaltare il fascino ed i valori della bicicletta.
Ma, fino all’edizione 2016, non poteva definirsi “L’Eroica” se fosse mancato alla partenza Luciano Berruti, un autentico testimone ed appassionato interprete del ciclismo eroico. Tutti lo ricordano, a Gaiole e Montalcino per i baffi curati e perfetti, per il colpo di pedale sempre potente, con un aspetto che invogliava a pedalare andando nel passato. Berruti era definito L’Eroico per il suo aspetto ma soprattutto per la testimonianza vivente che rappresentava; una vera icona di un ciclismo fondato sul sacrificio, sulla fatica e sul sudore e sulla estrema volontà di non mollare mai. Berruti era ligure, ma pareva fosse da sempre nel Chianti intento a pedalare lungo le strade bianche che gli ricordavano il ciclismo d’un tempo e la sua gioventù.
Per questo, Marco Rimondi ha realizzato un film dal titolo “L’Eroico” che vede protagonista Luciano Berruti, di cui è stata proiettata la prima visione venerdì 25 maggio al Teatro degli Astrusi di Montalcino. Si tratta di un docu-film che racconta la storia di un uomo unico, determinato e perfino disarmante nella sua convinzione e nella ferrea volontà di non fermarsi mai anche cavalcando una vecchia bicicletta. Il documentario è basato sul racconto che si dipana dai ricordi e dalle sensazioni espressi direttamente da Luciano, che ne costituiscono la vera anima, il filo conduttore del racconto, l’essenza di una vita in cui sacrificio e dedizione al ciclismo erano una fede. Intervallati anche dai ricordi di alcune persone che lo conoscevano molto bene, tra cui gli amici di infanzia ed i familiari. Ma la festa Eroica ha reso omaggio a questo suo grande interprete e protagonista quando, domenica 27 la mattina, sono iniziate le partenze dei ciclisti con orario rapportato alla lunghezza del tracciato prescelto. Così gli amatori incalliti, i ciclisti duri a morire, si sono dati appuntamento in piazza del Popolo alle 7 per la partenza del percorso da 171 e da 96 chilometri, seguiti, alle 8,30 da un altro consistente manipolo di intrepidi temerari in mise e biciclette d’epoca, per la partenza dei 70, 48 e della “passeggiata” da 27 chilometri. Percorsi dipanati tra i tanti saliscendi polverosi ed audaci che caratterizzano questo grande appuntamento con il ciclismo di fatica e determinazione nel mezzo di un territorio vivo e pulsante di natura, viti, olivi, gente di cuore e vicino al proprio cielo. Con arrivi ovviamente ed inevitabilmente scaglionati previsti dalle 12 alle 19.
E quando anche l’ultimo ciclista, stravolto dalla fatica, matido di sudore ed impolverato, comunque orgoglioso di avere concluso la corsa, ha superato la linea del traguardo, sono stati parecchi quelli che hanno strizzato gli occhi guardando in fondo al viale, nella speranza di vedere caracollare in lontananza un ciclista con il numero uno di corsa che, con pedalata per nulla affaticata, sorridente e sornione avanzava contento verso il traguardo. Un’illusione carica di sentimento, rimpianto e gratitudine. Anche per questo Luciano Berruti resterà sempre nella mente e nel cuore della gente che vuole bene a quel ciclismo d’altri tempi fatto di valori intimi, fatica e tanta felicità.
Piergiorgio Felletti