Tivoli (Roma), una città che affonda le proprie radici in lontane epoche storiche che ne attribuiscono la fondazione probabilmente da parte di coloni greci, nel 1215 a.C..
Ed anche la presenza nella zona di intense sorgenti di acqua sulfurea incise inevitabilmente sull’assetto architettonico ed urbanistico della città. Il centro storico di Tivoli, l’antica Tibur, posto all’estremità inferiore della valle del fiume Aniene, conserva numerose testimonianze medievali, rinascimentali, barocche e contemporanee, come la cinquecentesca Rocca Pia, la Casa Gotica ed il Ponte Gregoriano, strategico punto paesaggistico che collega proprio il centro con l’omonima villa, bene gestito dal FAI.
Le tre Ville di Tivoli sono considerate il simbolo più alto della bellezza e del fascino della Tibur antica. Villa Adriana e Villa d’Este, Patrimoni UNESCO ed il Parco di Villa Gregoriana.
Suggestive e da visitare, nel cuore antico della città, anche alcune antiche chiese; la Cattedrale di San Lorenzo – il Duomo di Tivoli – la Chiesa di Santa Maria Maggiore o San Francesco e la Chiesa di San Silvestro.
Oltre al Santuario della Madonna di Quintiliolo, luogo di culto situato al di fuori dalla città.
Inoltre, nel centro storico, meritano di essere visitati anche i principali e più antichi siti archeologici urbani, come l’acropoli con il tempio rettangolare “Tempio della Sibilla”, ma forse dedicato a Tiburno, mitico fondatore della città ed il tempio rotondo “Tempio di Vesta”.
Ed ancora, sulla spianata che domina la campagna romana, sono visibili le vestigia dell’anfiteatro di Bleso.
In questo suggestivo ed unico scenario fatto di storia, bellezza e cultura, spicca il Palazzo San Bernardino, residenza municipale tiburtina.
Il municipio di Tivoli, oltre che sede istituzionale, per la storia e la bellezza dell’architettura e delle opere in esso contenute, tra cui epigrafi, cippi, dipinti, busti e ritratti, rappresenta un museo vero e proprio che si dipana nel tempo raccontando la storia della città.
I Tiburtini lo chiamano con affetto da quasi un secolo Palazzo San Bernardino, in onore del frate francescano, che nel corso del 1400 ebbe stretti legami con la comunità laziale ed a cui è dedicata una delle sue sale più suggestive, usata per le cerimonie ufficiali.
La cinquecentesca struttura, che sorge sui resti del muro di cinta di epoca romana, comprendendo anche una torre medievale visibile al suo ingresso, è situata nel cuore del centro storico, fra piazza del Governo e piazza del Comune, imponente con i suoi tre piani, con fregi elaborati che ornano la parte centrale della facciata.
E gli altri monumentali del centro storico si schiudono uno dentro l’altro, senza soluzione di continuità, sorprendendo il visitatore per la ricchezza di particolari artistici e di manufatti.
All’interno di Palazzo San Bernardino, cinque sale che meritano una visita, situate nel piano nobile che si raggiunge salendo un ampio scalone.
La restaurata sala Maggiore, accoglie le sedute del consiglio comunale e conserva tra gli altri elementi storici un’urna dorata di legno intarsiato, realizzata alla fine del XVIII secolo, che ricorda le votazioni di quell’epoca: la Bussola.
Quindi, la sala San Bernardino con le pareti foderate da affreschi cinquecenteschi, preziosa custode della pala d’altare realizzata da Sano di Pietro, pittore toscano del XV secolo, che ritrae il Santo tanto venerato dai Tiburtini.
Proseguendo nell’esplorazione del palazzo comunale tiburtino, si incrociano anche la sala Azzurra – in cui sono esposti i ritratti e le foto dei sindaci che si sono avvicendati alla guida della città – la sala Gialla dove si possono ammirare numerosi dipinti e la sala Rossa con le pareti riccamente rivestite di tappezzeria damascata.
Ma, oltre ai fregi, alla mobilia, gli stemmi ed i trofei, di notevole pregio è la decorazione pittorica della “Sibilla Tiburtina che profetizza a Ottaviano Augusto la nascita di Gesù Cristo“, della scuola di Federico Zuccari, realizzata fra il 1550 e il 1579.
Palazzo San Bernardino costituisce un edificio sospeso tra arte, storia ed amministrazione pubblica, in cui è vivido il felice connubio tra passato, presente e futuro.
Un monumento che appartiene veramente alla comunità in quanto, dall’iniziale proprietà di uno spagnolo, venne successivamente acquisito al patrimonio cittadino in quanto all’acquisto contribuirono anche gli abitanti.
(Piergiorgio Felletti)